Visionari
Nel contesto dell’ampliamento del programma, che si svolge in concomitanza con la progettazione della Capitale Europea della Cultura GO! 2025, e con l’intento di portare nella nostra regione autori e autrici di talento, nel 2023 abbiamo ampliato il programma con la sezione Visionari. La sezione Visionari, lanciata in via sperimentale nel 2023, presenta la produzione cinematografica europea contemporanea. L’obiettivo è mettere in luce opere audaci e innovative di registi europei. Ci auguriamo che ogni film di questa sezione rappresenti l’apice della produzione cinematografica europea contemporanea.
Afterwar
(Birgitte Stærmose, 2024, 85')
9. 10. 2024, Kulturni dom Nova Gorica (Nova Gorica) alle 20:30
Synopsis
Edifici in fiamme in una fitta nebbia, un cavallo morto su una strada polverosa, persone che fuggono attraverso aspri paesaggi montani. Afterwar si apre con immagini del Kosovo devastato dalla guerra, nel 1999, mentre si chiude un capitolo oscuro della storia dell’Europa moderna.
Dopo la guerra, i bambini vendono arachidi e sigarette per le strade di Pristina per sopravvivere. Acconsentono a parlarci: “C’è solo una ragione per cui ti sto parlando. È la mia fame! Ho così tanta fame che potrei mangiare i tuoi soldi!” In un testamento cinematografico co-creato nell’arco di 15 anni, si trasformano in adulti davanti ai nostri occhi. Eppure, quel bambino ci osserva ancora da dietro lo sguardo adulto, mentre la lotta per la sopravvivenza si trasforma in una lotta per un futuro. Ci mettono di fronte ai loro segreti e desideri più intimi, intrappolati in un limbo e perseguitati dal passato.
Attraverso una stretta collaborazione artistica con i protagonisti – Xhevahire, Gëzim, Shpresim e Besnik – il film si muove tra crudo realismo, performance inscenata e una meditazione esistenziale sulle ripercussioni a lungo termine della guerra. Qualsiasi guerra, ovunque.
Birgitte Stærmose
Birgitte Stærmose è una regista e sceneggiatrice di fama internazionale, autrice di molti cortometraggi e lungometraggi premiati. Il suo corto Out of Love (2009) è il precursore di Afterwar. È stato presentato in anteprima e premiato alla Berlinale 2009. Negli ultimi cinque anni, Stærmose ha lavorato a livello internazionale come regista principale di serie drammatiche per HBO, Starz e Netflix. Il suo lungometraggio più recente, Camino, è stato presentato come film di chiusura al GIFF (2023) ed è stato distribuito in selezionate sale cinematografiche e sulla piattaforma Viaplay nell’aprile 2023.
Afterwar è un progetto a cui ha lavorato con passione per 15 anni.
Note della regista
Siamo continuamente esposti a media che descrivono la guerra come un momento drammatico nella storia. I titoli di telegiornali serali riguardano l’ultimo bombardamento o il numero di vittime. Pensiamo alla guerra come a qualcosa che accade – e poi finisce. Ma la guerra continua a vivere nelle persone che l’hanno vissuta. Ancora oggi faccio fatica a comprendere la vastità di tutto questo. Con Afterwar ho voluto che anche il pubblico si confrontasse con questa realtà. Quando incontriamo persone che soffrono più di noi, spesso usiamo la pietà per superare il nostro disagio. Se ci dispiace per un’altra persona, sentiamo di aver fatto la nostra parte. Ho realizzato un film che non permette questa facile via di fuga. Sono stata profondamente cambiata dall’incontro con i protagonisti di questo film e, allo stesso modo, mi piacerebbe che il pubblico lasciasse la sala senza riuscire a dimenticare i loro destini. Il cortometraggio Out of Love (2009) è stato una pietra miliare nella mia carriera di regista. È stato creato nello spazio tra due lungometraggi, e proprio nel lavoro artistico con questo corto ho trovato la libertà di osare formalmente. La forma e l’approccio di quest’opera sono nati dalla necessità di proteggere i bambini protagonisti del film, le cui storie sono state romanzate. Durante il processo, ho sviluppato un linguaggio che era una forma di realtà amplificata, una testimonianza collettiva che permetteva di raccontare in modo intimo ed emotivo, senza rivelare i fatti privati delle loro vite. Afterwar sfida i generi classici. Non è un vero e proprio film recitato, né è un documentario. È una meditazione e una realtà elevata, basata sull’esperienza vissuta dei protagonisti. La sceneggiatura del film si basa su lunghe interviste trascritte e su un processo di co-creazione con i protagonisti nel corso di molti anni. La finzione è stata un modo per liberare sia loro che me stessa dalla rigida realtà, per avvicinarmi all’essenza veritiera di ciò che stava realmente accadendo nelle loro vite e a ciò che era determinante per la loro condizione collettiva. Io in fondo nasco come regista di finzione. Nel dirigere Afterwar ho utilizzato tutti gli strumenti narrativi di un film drammatico. Ho diretto i protagonisti nello stesso modo in cui avrei diretto attori professionisti, concentrandomi sulla rivelazione delle emozioni e della vita interiore dei personaggi. Raccontano la loro storia collettiva – attraverso monologhi parlati direttamente alla telecamera, nonché scene pianificate, a volte insieme ad attori professionisti e altre volte con dilettanti. Vedo questo film come una forma di testimonianza. Una dichiarazione sulla vita interiore dei suoi protagonisti, più che una storia fattuale su di loro. Condividono tutti essenzialmente la stessa storia – la storia collettiva di un’intera generazione che vive nel limbo del dopoguerra.
Family Therapy
(Sonja Prosenc, 2024, 122')
8. 10. 2024, Kulturni dom Nova Gorica (Nova Gorica) alle 19:30
Sinnosi
Un giovane estraneo, Julien, entra in una famiglia apparentemente perfetta e ne sconvolge il fragile equilibrio. Attraverso le crepe della facciata familiare attentamente custodita, si rivela la disfunzionalità comica delle relazioni tra Aleksander, Olivia e la loro figlia adolescente Agata.
Sonja Prosenc
Dopo la laurea all’Università di Lubiana, Sonja Prosenc ha partecipato a programmi internazionali di sceneggiatura come il TorinoFilmLab (Torino) e il Midpoint (Praga), ed ha preso parte al Berlinale e al Sarajevo Talents. È co-fondatrice della casa di produzione Monoo. Entrambi i suoi lungometraggi, The Tree (Drevo, 2016) e History of Love (Zgodovina ljubezni, 2020), sono stati selezionati come candidati ufficiali sloveni agli Oscar. History of Love ha vinto premi nel concorso principale al Karlovy Vary International Film Festival del 2018, oltre al premio dell’Associazione Registi Sloveni e ad altri riconoscimenti internazionali e nazionali.
Il suo linguaggio cinematografico distintivo ha attirato l’attenzione di appassionati di cinema, critici e accademici; studi sui suoi film sono stati pubblicati in riviste accademiche sia in Europa che negli Stati Uniti, più recentemente dalla Berghahn Books di New York e Oxford. Il suo film d’esordio The Tree è stato incluso nella pubblicazione dell’aprile 2024 dall’Anthology Film Archives di New York. Oltre ai suoi film drammatici d’essai, si è cimentata con successo anche nel genere della commedia con il cortometraggio Paradise (Raj, 2019), che ha vinto il premio Vesna come miglior cortometraggio, e nel genere thriller con la serie Trigrad, presentata per la prima volta al Series Mania in Francia e candidata a diversi premi al Sarajevo Film Festival 2023 da oltre 450 membri votanti dell’Accademia Regionale per il Cinema e la TV.
Attualmente, assieme alla co-autrice Teona Mitevska, è tra le cinque coppie di sceneggiatori europei selezionate per il programma Going European del CNC francese (Centro Nazionale del Cinema e dell'Immagine in Movimento). Riconosciuta come una dei “registi del futuro” allo Slamdance, come “regista europea da tenere d’occhio” secondo Cineuropa, e selezionata per l’Eurimages Gold Album, Sonja con Family Therapy unisce la commedia alla sua distintiva visione artistica.
Dichiarazione della regista
La genesi di Family Therapy (Odrešitev za začetnike) è radicata in un ricordo personale: quando ero piccola, la nostra auto prese fuoco per strada. Family Therapy nasce dal ricordo delle macchine che passavano senza fermarsi – ma con occhi curiosi che osservavano come se stessero guardando animali rari in un safari. Chi sono le persone che scelgono di non fermarsi per aiutare? Al suo cuore, questo film è un’esplorazione dell’isolamento, non solo fisico, ma anche emotivo e sociale. Ci addentriamo nella vita di una ricca famiglia slovena che incarna il distacco dalla realtà che la circonda. Si vedono come cosmopoliti, con amici provenienti da tutto il mondo, ma nascondono una paura verso le persone “normali” – quelle che percepiscono come individui comuni, le cui vite sembrano loro aliene e che potrebbero portare caos nel loro ordine accuratamente controllato. Vivono in una bolla, trasparente e apparentemente impenetrabile, proprio come la casa di vetro che appare nel film. Questa barriera metaforica e fisica definisce l’ambientazione principale della narrazione del film. Family Therapy inizia come satira sociale, esaminando i problemi sociali contemporanei. Tuttavia, man mano che si svelano i vari strati, la storia si trasforma in un’esplorazione della condizione umana. La nostra indifferenza verso il mondo che ci circonda è un comportamento appreso, un sintomo di una patologia sociale più ampia? O forse temiamo di affrontare la nostra propria vulnerabilità?
The Man Who Could Not Remain Silent
(Nebojša Slijepčević, 2024, 13’)
9. 10. 2024, Kulturni dom Nova Gorica (Nova Gorica) alle 20:00
Sinossi
Il film è basato su un evento reale accaduto nel febbraio del 1993 durante la guerra nell’ex Jugoslavia. Membri armati delle forze paramilitari serbe farmarono un treno passeggeri da Belgrado a Bar in una piccola stazione a Štrpci, in Bosnia ed Erzegovina. Avendo informazioni sulla presenza di passeggeri musulmani sul treno, ne rapirono diciannove e, poco dopo la partenza del treno, li giustiziarono. Tra i cinquecento passeggeri, nessuno osò opporsi, tranne un uomo: l’ufficiale militare in pensione Tomo Buzov, che stava andando a trovare il figlio. Pagò il suo coraggio con la vita. Il film ha vinto la Palma d’Oro come Miglior Cortometraggio al Festival di Cannes 2024.
Nebojša Slijepčević
Nebojša Slijepčević è nato nel 1973 a Zagabria in Croazia. Si è laureato in Regia Cinematografica all’Accademia di Arti Drammatiche di Zagabria. Il suo lungometraggio documentario “Srbenka” (2018) è stato selezionato per il Premio del Cinema Europeo e ha vinto numerosi premi nei festival cinematografici internazionali, tra cui il Premio Cuore di Sarajevo e il Premio del Pubblico al Sarajevo Film Festival, nonché una menzione speciale della giuria Buyens-Chagoll al Visions du Réel 2018. Il suo documentario “Gangster of Love” (2013) ha vinto il Premio del Pubblico al Zagreb Dox ed è stato presentato in anteprima internazionale al Hot Docs e a Karlovy Vary. È stato uno dei maggiori successi al botteghino in Croazia. Nebojša ha diretto numerosi documentari televisivi, serie e cortometraggi. Attualmente insegna all’Accademia di Arti Drammatiche di Zagabria.
Dichiarazione del regista
Il film si basa su un crimine orribile commesso in Bosnia 30 anni fa. Ogni crimine ha tre facce: i carnefici, le vittime e i testimoni. Mi sono particolarmente interessato a quest’ultimo gruppo. Abbiamo affrontato il film come se stesse accadendo oggi, come se questa situazione stesse accadendo a noi, qui. È facile immaginare che i passeggeri del treno siano altre persone, ma potremmo benissimo essere noi, e in un certo senso lo siamo. Atti di violenza avvengono intorno a noi ogni giorno. A livello locale, non sono estremi come durante la guerra nell’ex Jugoslavia, ma a livello globale lo sono ancora di più. E ciascuno di noi si trova di fronte alla stessa domanda posta dal protagonista del film: dovremmo opporci alla violenza anche se non ne siamo il bersaglio immediato?